di Margherita Filippeschi
Abbiamo visto in anteprima, in vista della giornata interamente dedicata ad Alzek Misheff alla Casa del Cinema di Roma, Volare con le pinne, il documentario di Maria Averina che, assieme ad una Mostra, racconterà al pubblico romano questa splendida figura di artista.
Un documentario (evento previsto il 26 novembre dalle ore 17 con proiezione alle 20) che racconta la vita di un artista può essere un perfetto esempio di come diverse forme d’arte possano andare a unirsi tra di loro. Questo è ciò che accade in Volare con le pinne, un documentario diretto da Maria Averina, e che vede al centro di tutto l’artista Alzek Misheff. L’artista, bulgaro naturalizzato italiano, è molto noto tra gli appassionati, perché ha dedicato la sua vita alla produzione di opere sperimentali, con caratteristiche decisamente trasversali. Ad oggi è ben riconoscibile proprio per la sua unicità. Il documentario tenta di spingersi oltre alla semplice narrazione dell’artista, ma vuole offrire al pubblico un ritratto fedele di chi sia realmente l’uomo. La domanda che guida l’intero documentario è “Chi è Alzek Misheff?”.
Volare con le pinne si distingue tra altri documentari per una estetica curata nei minimi dettagli, un elemento che non può di certo essere sottovalutato in un film che vuole trasportare sul grande schermo lo spessore del protagonista. Averina dimostra di avere una piena consapevolezza dei suoi mezzi, a partire da una narrazione lineare che si impreziosisce di elementi visivi. Ognuno di questi elementi serve per esaltare l’impatto del documentario stesso.
Il film non è solamente una raccolta di materiale d’archivio sulla vita di Misheff, ma vede la presenza di interviste a personaggi che hanno avuto un ruolo di primo piano nel percorso dell’artista, sia personale che artistico. Tra i più importanti possiamo sicuramente citare Svetlozar Igov, Mikhail Nedelchev e Kiril Kadiyski, che con le loro parole hanno contribuito nel ricostruire il contesto nel quale si sono svolte alcune vicende. Per il documentario è un valore aggiunto: grazie a questi elementi Volare con le pinne non è una semplice celebrazione della vita di Misheff, ma si trasfigura in un ritratto realistico, mostrando tutte le sfumature di un uomo e di un artista complesso e in costante evoluzione.
Tutto ciò è stato reso possibile non solo dalla regia di Averina, ma anche da un ottimo lavoro in fase di montaggio. Il montaggio di Volare con le pinne è stato curato da Nina Altaparmakova, professionista molto nota nel settore, e che in questo documentario ha messo in luce tutti i suoi pregi. Il montaggio rende il documentario dinamico, vivo, una sorta di creatura che si muove e si sviluppa senza annoiare, dove ciò che conta è mantenere intatta la continuità narrativa.
Il montaggio non è l’unica caratteristica tecnica da considerare. Averina ha deciso di combinare le immagini ai suoni, e il risultato finale è un documentario che non è solamente “tecnico”, ma è anche emozionante e coinvolgente. Si tratta in fondo della vita di un artista, e uno sguardo troppo asettico avrebbe rischiato di risultare abbastanza limitato. L’emozione è resa vivida dalla colonna sonora di Petar Dundakov, a cui sono state aggiunte delle musiche originali proprio di Misheff stesso. Una scelta azzeccata per rinforzare il legame tra l’artista e l’opera che lo racconta.
Se siete arrivati fin qui nella lettura lo avrete già capito: per me Volare con le pinne è una vera e propria perla nel cinema contemporaneo, e un esempio ideale della potenza espressiva dei documentari.