di Ettore Nuara
“La Vedova Allegra” è la Regina dell’Operetta. In questo caso è qualcosa di più: è “La Divina Vedova Allegra” nella rilettura scenica che ne fa Mariella Guarnera, scrittrice e mezzo soprano di prestigio, lasciando inalterato l’impianto narrativo di Victor Leon e Leon Stein con la musica di Franz Lear, scritto nel 1905, operetta che, dopo le prime difficoltà, ha trionfato per un secolo su tutti i palcoscenici del mondo e tuttora tra le operette è la più rappresentata. Leon e Stein per la Vedova Allegra presero lo spunto dalla commedia ” L’attaché D’Ambassade” di Enry Meilhac e l’ingegnoso Franz Lehar in poche settimane ne scrisse la musica impastata da diverse romanze a soli duetti canori concertati in tutto spruzzati dal ritmo del walzer della Polka. Mariella Guarnera, che fa parte dell’Operetta, si è inserita con due sorprese sceniche non per modernizzarla, come va di moda oggi, per i lavori D’antan, ma per meravigliare lo spettatore. E a parer nostro vi è riuscita. Poi, a dirla tutta, è un’operetta di sentimenti sullo sfondo di una Parigi gaudente e parassitaria ove il “Dio Denaro” qualifica l’essere umano, certifica la condizione tra poveri e ricchi. Né più né meno come oggi, a significare che non si inventa nulla nella sfera dei valori sentimentali. Edoardo Guarnera, oltre che interprete del Conte Danilo, è anche regista dello spettacolo, con umiltà e sapiente gusto artistico ha creato uno spettacolo ricco di sorprese e di suggestioni visive, questo per avere utilizzato i costumi della Fondazione di Sandro Massimini, di cui in tempi passati sia Edoardo, che la soprano Annalena Lombardi, sono stati i più assidui collaboratori, il vero Re dell’Operetta, in tanti lavori messi in scena. Tornando a “La Divina Vedova Allegra” Annalena Lombardi offre alla vedova non soltanto le sembianze di una donna gratificata da una ricchezza spropositata, preda di famelici corteggiatori, ma una creatura intimamente fragile, sostanzialmente irrequieta, in fondo dominata dalla solitudine del cuore. La protagonista vuole amare, vuole dedicarsi completamente ad un uomo che a sua volta la sappia amare. Ecco perché pretende il ricongiungimento con il Conte Danilo (Edoardo Guarnera), gaudente, spregiudicato, orgoglioso e nel contempo geloso, ma anche lui soffocato dalla morsa della solitudine. Per farla breve: due esseri solitari, bisognosi di amore che si ritroveranno. Fa da sfondo uno scenario popolato da persone prive di senso morale, intriganti, uomini e donne dedite al tradimento, al compromesso, ma colorate da un ipocrita perbenismo. Ora è il momento di entrare nel vivo della vicenda, l’operetta, ambientata a Parigi, parla del tentativo dell’Ambasciata Pontevedrina di far sposare la ricca vedova Anna Glavari (Annalena Lombardi), con il Conte Danilo (Edoardo Guarnera), sua antica fiamma. Nel frattempo si sviluppa il triangolo amoroso tra il barone Mirco Zeta (Vincenzo Pellicanò), sua moglie Valencienne (Mariella Guarnera) e Camille Rossillon (Damiano Borgi). Anna Clavari è rimasta vedova di un ricco banchiere di corte del piccolo Stato di Pontevedro ed un eventuale matrimonio con uno straniero provocherebbe la perdita della ricchezza della signora, peraltro corteggiatissima, e quindi il collasso delle finanze dello Stato Pontevedrino. La Vedova è ora a Parigi e il Sovrano di Pontevedro, preoccupatissimo, incarica il barone Zeta, ambasciatore a Parigi, di trovarle un marito pontevedrino. L’ambasciatore Zeta e il suo cancelliere Nijegus (Matteo Micheli) cercano un candidato e lo individuano nel conte Danilo Danilovich (Edoardo Guarnera) che, in passato, aveva avuto una relazione amorosa con Anna ma che dovette rompere per il fatto che la famiglia nobiliare di lui non approvava l’indigenza della famiglia di lei. Il barone Zeta e Nijegus cercano di convincere Danilo a riprendere i rapporti d’amore con Anna, una vedova ricchissima e quindi sposarla. Anna sarebbe disposta a convolare a nozze con Danilo perché lo ama ancora, ma Danilo preferisce godersi la vita liberamente, senza impegno, anche se prova nei confronti di Anna una sorta di gelosia avvalorata dal fatto che la donna fa di tutto per ingelosirlo. Frattanto si intreccia una storia d’amore tra la moglie del Barone Zeta, Valencienne, con il diplomatico francese De Rossillon, durante un ballo in casa Glavari i due si appartano in una dépendance della casa ma quando stanno per essere scoperti Nijegus, molto attento e meno sbadato del solito, riesce a far uscire da quel rifugio d’amore Valencienne e a sostituirla con Anna, quando Anna esce al braccio di Rossillon fa capire che, tra i tanti pretendenti alla sua mano, lei ha scelto un parigino, tutto sembra compromesso, Danilo è furioso, il barone Zeta non ha capito se Valencienne lo ha tradito o no. Durante un festa in casa Clavari, organizzata per riproporre le atmosfere e i balli di Chez Maxim’s, con l’esibizione delle Grisettes, conturbanti e seducenti ballerine, Anna ha un colloquio con Danilo, franco e sincero, in cui gli spiega che nel rifugio d’amore si era sostituita lei, donna libera e indipendente, a Valencienne, per salvare la reputazione dell’amica ed evitare un sicuro divorzio dal marito, il barone Zeta. Danilo si convince, lascia da parte il suo orgoglio di maschio e dopo tante schermaglie dichiara il proprio amore ad Anna, la vedova miliardaria che sposandolo calma così la sua solitudine. All’inizio abbiamo accennato alle contaminazioni adottate dalla Guarnera sul testo originale della vedova Allegra, sono due. La prima: durante una festa in casa di Anna Glavari viene invitato uno strano personaggio. E’ Giuseppe Verdi che è affascinato dalla musica da operetta che viene eseguita in quella casa, si congratula con il presidente e accenna al fatto che un giorno anche lui scriverà musica da operetta, magari rendendo famosa una splendida romanza. Giuseppe Verdi (l’attore Pino Vasta) esce dalla stanza abbastanza elettrizzato dalla musica che ha ascoltato e che un giorno intende scrivere. La seconda: il Conte Danilo è ospite fisso di un locale famoso a Parigi “Chez Maxim’s”, in questo locale trascorre diverse notti. Qui si esibiscono le Grisettes, ballerine formose e provocanti: Eleonora Perini (anche coreografa del balletto) Maria Diglio, Fabiola Zossolo, Roberta Rossi, Serena Gravesu, Chiara Frascarelli; ad un tratto appare sulla scena Setine che balla e canta, cosa canta? Un brano tratto dal film di Bob Fosse “All That Jazz. Setine è Michela Pavese, la nipote di Edoardo Guarnera, una brunetta tutta pepe ( insegnate di ginnastica partecipa solo agli spettacoli dello zio, per il momento di fare la cantante professionista, pur possedendo una voce moderna ed espressiva, non ci pensa proprio). Edoardo Guarnera ha saputo armonizzare in fase scenica tutte le voci che vivificano la rappresentazione e vi sono brani che allo spettatore più sensibile rimarranno impressi come “Questo l’incanto dell’intimità”, “Scegliere ogni donna il cavalier”, “Signori miei miei signori”, “Io sono una donna onesta”, ” Hoplà, hoplà, hoplà “, “E’ scabroso le donne studiar”, “Come di rose un ceppo”, ” Vo’ da maxim’s allor”, Can-Can delle Grisette” e il duetto di rara suggestione tra Annalena Lombardi e Edoardo Guarnera sulle note del brano “Tace il labbro”. Per quanto riguarda il canto una nota di merito occorre assegnarla al tenore Damiano Borgi, con una voce armoniosa e coinvolgente nel ruolo di Rossignol, mentre si è messa in mostra Mariella Guarnera con” Io sono una donna onesta”. Partecipano ai vari concertati una spiritosa Giulia Romano, nel ruolo di Olga, Giorgio Giordanella (Kromow), Armando Gocomozzi (Cascadà) Alex Angelini (Saintdeioche), Alessandro Piccolo (Bob Danovich), Francesco Testa (Pristich), gli allestimenti si avvalgono dell’aiuto regista Loredana Corrao, di Fabio Massimo Forzato e dall’assistenza musicale del maestro Massimiliano Franchina. Chiusa la stagione al Teatro delle Muse (fino al 5 maggio)il prossimo anno “La Divina Vedova Allegra” andrà in scena in altri palcoscenici d’Italia.