di Roberto Valentini
A Cannes trionfo per Marcello Fonte. E meritatissimo per la sua sorprendente interpretazione in Dogman. Il suo volto antico che proviene da un‘Italia che ormai va scomparendo sa assumere tutta la vasta gamma di espressioni che si aggrovigliano nella storia scritta dallo stesso regista Matteo Garrone e da Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, Ed è stata giustamente premiata l’interpretazione di Marcello Fonte , un attore volutamente scelto dal regista , visto finora pochissimo al cinema se non in qualche parte di contorno. Qui ,invece, domina la scena col suo farfugliante accento calabro—romano e sulle sue caratteristiche espressioni ruota tutto il film , dove all’ altro interprete, il più ben conosciuto Edoardo Pesce , rimane il ruolo del “ cattivo” sempre uguale a sé stesso che non ha mai un momento di debolezza, ma soltanto voglia di sopraffazione. Poche righe per un film dove non esiste un personaggio femminile all’ infuori della piccola figlia di Marcello , che è un uomo mite ed indifeso e che divide le sue giornate tra il suo lavoro nel suo modesto salone di toelettatura per cani, l’amore per la figlia e uno strano rapporto di sudditanza con Simone un ex pugile che terrorizza il quartiere. Ma per riscattarsi dopo un’ennesima umiliazione e per affermare la propria dignità Marcello riuscirà a vendicarsi . Ma si illude .La sua vendetta fortemente voluta ,ricadrà nell’ indifferenza di tutti.